Chi potrebbe calcolare quanto abbiamo perso , noi italiani, con l’abolizione delle facoltà di teologia nelle università, operata dallo Stato unitario negli anni settanta dell’800? E quale impoverimento culturale ha prodotto quella decisione, frutto di un ideologico e miope anticlericalismo? Per quale motivo, grandi e prestigiose università americane come Yale o Harvard o importanti università pubbliche europee , inglesi, tedesche, austriache, ecc., offrono corsi o facoltà di teologia, mentre in Italia la semplice idea di una presenza di tali corsi di studi all’interno delle università è considerata, come minimo, stravagante ? Perché ad Harvard , per esempio, un laureato in matematica o in fisica può considerare “normale” prendere anche una laurea in teologia, mentre in Italia apparirebbe quasi fuori di testa? Sono anacronistici quei grandi Paesi dell’America e dell’Europa, o sono i nostri ambienti accademici italiani dominati da stantii clichés , come nota Zizek (
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