Caro lettore, ci hai
mai pensato? Immagina! Puoi. Immagina che un marziano sbarchi sulla
Terra in un tranquillo pomeriggio di primavera. Uno di quei pomeriggi in cui
sembra che non accada mai niente. E immagina anche che scelga, a caso, di
andarsene per il nostro "bel Paese", dopo aver fatto un rapido giro
altrove. Ebbene, mentre tutto sembra tranquillo e normale, con una natura
superba e incantevole e città splendide e cariche di memorie affascinanti, egli
nota che, nei bar, nei supermercati, nelle scuole, negli uffici, dal barbiere,
alle fermate dei tram, nei luoghi del culto e della politica, nelle sale
d'attesa dei dentisti, per le strade, nei programmi televisivi, sui mezzi di
informazione, alle uscite dalle fabbriche, nelle riunioni di famiglia, ai
matrimoni e ai funerali, sul web, insomma proprio dovunque, tutti paiono
sempre infuriati, e imprecano contro la disonestà, la corruzione,
l'illegalità, di "altri". Bene, l'ingenuo marziano, che, come tutti
sanno, viene "dalle nuvole", comincia a pensare di essere capitato
per caso, e per fortuna, su qualcuno di quei pianeti, sulla cui possibile
esistenza aveva talvolta astrologato, a tempo perso, con i suoi amici marziani.
"Ma allora è vero", dice a se stesso, "il pianeta
che non c'è esiste!". "E quale luogo, del resto, potrebbe
essere più adatto di questo in cui mi trovo, dove anche la natura è
meravigiosa, e dove città e paesi sono così
fantasticamente unici?". "E sì! Se tutti, ma proprio tutti, imprecano
e si indignano, in ogni occasione, contro corruzione e disonestà, questo
deve essere proprio il paese delle 'anime candide', sognato anche dai nostri
filosofi e maestri spirituali marziani!".
E intanto il nostro
marziano sceglie di fermarsi e sedersi davanti a un caffé di corso Vannucci a
Perugia, per godersi il panorama e l'atmosfera speciale di quel luogo.
Ma, i marziani, come si
sa, sono un pò più bravi di noi, quanto a logica, e poi hanno più
esperienza. E allora, il nostro, comincia a pensare e a chiedersi: "ma, se
tutti, proprio tutti quelli che ho incontrato, sono indignati contro la
corruzione di 'altri', chi sono questi 'altri'?; in ogni caso,
saranno pochi, troppo pochi, per guastare la purezza e il funzionamento di
questo Paese, se la quasi totalità delle persone, come sembra, è così
incorruttibile e onesta, e non sopporta neppure l'ombra dell'illegalità".
"E, dal momento
che questo è anche un paese democratico, come sento dire da queste parti, se la
quasi totalità dei cittadini non è corrotta, e ama il proprio paese facendo
bene la propria parte, la gran parte del paese dovrebbe funzionare in
modo impeccabile, anche meglio del mio Marte. Sarà così? Infatti, quale danno
possono fare, in un paese democratico, quei pochi disonesti che
resterebbero? Ma allora, perché qui imprecano tutti? Come è difficile,
comprendere questi umani! Chissà se è un problema dei terrestri in generale o
di questi abitanti del 'bel paese'. Parlano della politica e dei politici come
se non stessero in un paese democratico occidentale, dove sono essi, i
cittadini, a scegliere i loro rappresentanti. Starnazzano, impazienti, subito
dopo aver eletto qualcuno, contro i loro stessi eletti, sostenuti, in questo,
dai cosiddetti 'esperti' nei media o dalle 'vestali' del giornalismo da
scrivania, e da nuovi 'imbonitori' che appaiono ogni tanto all'orizzonte".
"Ascoltandoli
con attenzione, mi sembra però che non cerchino e non gli interessi cosa è in
gioco veramente nella 'politica', ma si fermino all'apparenza delle cose, allo
'spettacolo' della politica, ai dettagli, alle loro emozioni immediate, per
cui, in un modo o nell'altro, sembra importante per loro solo 'fare ammuina',
come ho sentito dire dalle parti di Napoli, una città che mi piacerebbe avere,
così com'è, anche sul mio Marte".
"E, però, -
continua a ragionare tra sé il simpatico marziano - come è che questi non
capiscono che, in democrazia, ogni critica dei governanti è sempre,
nello stesso tempo, una critica dei governati? E come è che non
capiscono che la loro politica e la loro democrazia ha il suo tarlo non
in superficie ma in profondità? E che essa degenera quando manca
di se stessa e delle proprie radici? E cioè, di 'quell'elemento
nel quale dovrebbe potersi esercitare non soltanto la razionalità
del governare, ma quella, infinitamente più alta e più ampia, di un
sentimento o addirittura di una passione dell'essere
insieme', come dice un ispirato e saggio filosofo di nome Jean-Luc
Nancy. Ma come fanno, questi umani, a non capire che la loro politica potrà
ritrovarsi e ridefinirsi solo se sarà in grado di assumere una dimensione
che la oltrepassa, quella che Nancy stesso chiama un'etologia dell'essere-con,
e che un altro grande pensatore francese, Maurice Godelier, definisce
ciò che 'ogni individuo ha oggettivamente in comune con gli altri
senza averlo scelto, per il fatto di appartenere alla stessa società,
cioè il suo essere sociale? Del resto un altro antichissimo pensatore,
da loro molto stimato, Aristotile, aveva già intuito qualcosa di simile,
più di duemila anni fa. E Platone? Ricorderanno, questi italiani così
saccenti, il grande Platone, quando diceva che lo Stato va in rovina, non primariamente,
come pensano molti di loro, se ci sono politici e governanti corrotti - questi
ci saranno sempre - ma quando non si sentono più pronunciare all'unisono
mio e non mio? E non solo lui. Anche Gesù il
nazareno, alle origini della loro tradizione culturale, aveva invitato a
immaginare una società in cui quella idea dell'essere-con era portata,
addirittura, fino all'abolizione del concetto stesso di nemico. Ma, chissà che
ne faranno, questi terrestri, dei loro pensatori e dei loro profeti!"
"A me pare -
dice tra sé il marziano, e qui gli veniva in mente, perché loro sono ben
informati - un pensiero di un disincantato studioso della politica, l'irlandese
Peter Mair - che questi terrestri, sempre urlanti, indignati e adirati
contro gli altri, tendano oggi piuttosto a immaginare la politica e tutti i
legami sociali solo come una questione di gusto e di scelta piuttosto
che di obbligo, facendo apparire le comunità come
associazioni di volontariato dalle quali ci si può dimettere
qualora richiedessero eccessiva abnegazione, piuttosto che come “comunità di
destino”
con le quali o sopravvivere o affondare! Ma che società è quella
che vive e prospera a prezzo di un permanente deficit di solidarietà dal
momento che spinge ciascuno facilmente a dissociarsi dagli altri pur
servendosi di loro? È tutto qui, il vero non detto e il non pensato
nel fondo della crisi della politica!"
"Beh, conclude
il marziano, in verità sono sicuro che se facessi loro questo discorso i miei
ascoltatori terrestri troverebbero subito qualcun altro a cui applicarlo,
invece che a loro stessi. Perciò me lo tengo per me. Del resto anche noi,
abitatori di Marte, abbiamo impiegato migliaia di anni per acquisire questa
consapevolezza e tentare di imporre una positiva deviazione culturale
al nostro processo evolutivo, molto prima che anche uno scienziato terrestre,
Darwin, facesse intravvedere una possibilità del genere anche per gli umani.
Bisogna anche
riconoscere però, che pur essendo riusciti a diventare più 'umani' di questi
selvatici terrestri, non siamo ancora, neppure noi, il pianeta che non
c'è!"
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