Castello di carte. È così che
apparirebbe la politica, se la si analizzasse in profondità, ai nostri giorni,
quando, in un mondo globalizzato, i veri
registi delle decisioni sui destini dei popoli e degli Stati, risiedono in
gran parte fuori dalla cerchia degli
attori politici nazionali. Così apparirebbe, dal momento che i politici, di
governo o di opposizione, si prendono troppo
sul serio, e si azzuffano come bambini a difesa dei propri games,
intenti ad occupare il centro della scena, sordi di fronte all'urgenza delle domande che emergono dalla vita della gente
comune, stufa di tattiche e strategie di lotta, ogni volta
presentate come nuove ma vecchie
come il mondo!
Ma, House of Cards è anche il titolo di una serie televisiva
statunitense, (trasmessa su Sky Atlantic) che avrei desiderato fosse stata
ideata e prodotta in Italia.
Invece, da noi si parla molto, forse troppo, di politica, e tuttavia si fa molto poco per capire e far capire, veramente, la politica con il suo
“non detto”, ciò che sta “dietro la scena" della politica
“rappresentata”, e cioè: la
genesi delle dinamiche e dei processi reali, i radicamenti sociali
delle varie decisioni, le logiche sotterranee nei rapporti di forza politici e
le loro relazioni con altri ambiti, poteri e settori della società. Per la
maggioranza dei cittadini, la politica è solo quello che appare sulla scena mediatica o, al massimo, ciò che i giornalisti
chiamano, e propinano come i “retroscena”, che, poi, non sono altro
che il pettegolezzo politico. Siamo
davvero trattati come comari stupide e sfaccendate, sedute
agli angoli delle strade!
Questo è il motivo per cui mi
riesce sempre più noioso seguire programmi come Ballarò,
Porta a porta, Servizio pubblico, o i vari La
gabbia, Bersaglio mobile, Piazza pulita, ecc. (titoli, non a caso,
molto adatti a videogiochi!). Mi
sembrano solo stanche e prevedibili spettacolarizzazioni e drammatizzazioni della politica, spesso “urlata”, in modo che anche gli
spettatori più distratti drizzino le orecchie! Ricordate quando, nella scuola,
si diceva che, con i bambini,
occorre drammatizzare i contenuti dei programmi in modo che, coinvolgendo sensi
ed emozioni, diventasse più facile il loro apprendimento? Solo che con quei
metodi si trasmettevano contenuti veri e, probabilmente, i bambini imparavano
veramente qualcosa di nuovo e valido.
Invece mi pare che, in questi programmi, di "divulgazione politica"
ci sia poco, e sia rimasto solo il
"metodo" della drammatizzazione, attraverso cui viene offerto un
banale gioco delle parti a degli adulti-bambini, solleticando le loro
emozioni e spingendoli ad identificarsi in
ruoli già predefiniti. E la cosa sembra funzionare. Solo che non si impara
niente sulle dinamiche profonde e sui processi reali dell’agire politico.
Beh! allora, spettacolo per spettacolo, è preferibile
guardarsi un bel film. Oppure una serie come House of Cards in cui lo
spettacolo non manca, ma dove è possibile allo spettatore entrare, per così
dire, anche nel
“‘laboratorio’”
della politica, capire la genesi della sua crisi, delle sue debolezze e dei suoi
fallimenti non solo etici, insieme
alle contraddittorie convivenze tra
i progetti ideali e il
pragmatismo cinico,
a volte imposto dagli eventi. Dove si vede come l'esercizio del potere politico, che deve
essere sempre, anche,
"decisione", subisca
interferenze, talora
ultimative, da parte
di altri poteri ed altre istanze. Dove il ruolo dell'informazione (carta
stampata e tv) è chiaramente analizzato nelle sue responsabilità e relazioni, a volte servili, con la
politica. Dove addirittura una voce - quasi fuori campo – ma, in realtà, la voce e il volto del
protagonista si rivolge direttamente allo spettatore, ogni tanto, per
accompagnarlo e aiutarlo a decodificare
e comprendere intenzioni ed effetti taciuti delle relazioni politiche. Per motivi analoghi avevo già apprezzato la
serie Borgen, prodotta in un piccolo paese, penso con meno risorse dell’Italia, come la Danimarca, e trasmessa da La effe Tv. House of Cards, come Borgen, potrebbe essere considerata
una forma di introduzione alla politica, più istruttiva, oltre che più
godibile, dei programmi di informazione e dei talk show italiani. Se non altro,
aiuterebbe gli spettatori italiani a collocare le vicende politiche e partitiche,
di casa nostra, nel contesto della crisi della politica degli altri paesi
avanzati, aiuterebbe così a sprovincializzare la lettura della politica fatta in
Italia da mezzi di informazione, da "analisti" politici e dagli
stessi protagonisti della vita politica. E questo sarebbe già un buon
risultato.
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