Non avevo mai riflettuto sulla forza della mitezza come mi sta capitando adesso,
mentre fisso, col cuore carico di dolore, impotente, la mia novantaduenne madre,
immobile su un letto di ospedale! Immobile ma con una forza irresistibile di attrazione! Non cosciente ma fonte e destinataria
di accorati e insistenti messaggi!
Mi sorprendo nello scoprire quanto una donna,
così avanti negli anni, fragile, semplice e trasparente, incapace di qualunque
sentimento ostile, benché minimo, possa esercitare un ruolo di maestra da quella muta cattedra!
Non avevo mai riflettuto su quanto potente potesse essere quel suo strano modo di amare, convinto di dover
sempre donare, solo donare, senza mai aspettarsi qualcosa in cambio, e non solo
ai suoi. Sembra difficile immaginare che ci si possa sentire bene e felici spogliandosi di ciò che è proprio! Ma lei lo
fa sempre, come se fosse la cosa più naturale del mondo! È soprattutto di fronte
a lei che mi sono interrogato spesso, e lo faccio adesso, ancora di più, su
quello che potrebbe significare amare,
nel suo significato più pieno e autenticamente umano! Quale amore è veramente
appagante per noi poveri mortali?
Da lei, maestra senza diplomi, ho appreso che
amore vero e appagante è solo quello
dimentico di sé, quello non preoccupato di sé stesso. Ma per questo tipo di esperienza di amore
occorrerebbe essere capaci di fare a meno di qualunque ambizione e desiderio di potere o di avere; occorrerebbe
la mitezza e lo sposalizio, lieto, con la fragilità!
Da lei sono stato, e sono, sempre spinto a
considerare la mitezza uno dei valori
aggiunti dalla donna alla condizione umana. Da lei ho appreso che la dolcezza, se non è solo un abito
esteriore, deve avere come ossatura interna la mitezza. La mitezza, così aliena dalla mentalità maschile e così necessaria
e urgente in questo nostro mondo
globalizzato, se non si vuole saltare tutti in aria!
Ecco quali sono i suoi segreti! Ecco la lezione
che ho sempre letto nel suo volto. Ecco
cosa può aiutare a sopportare il dolore dell'esistenza. Ecco da dove le viene quella
straordinaria forza che ti commuove e ti attira a sé, su quel letto d'ospedale
dove giace muta, priva di coscienza, ma sempre donna dolce ed
eloquente maestra!
2 commenti:
Caro Pino, il tuo scritto, che mi fa pensare a mia madre (morta a 96 anni due anni fa), mi consente un solo commento: un forte abbraccio a un mio grande amico.
“Passaggio di testimone”
Quando la mamma ci sta per lasciare è, forse, la tappa fondamentale della nostra vita.
Avviene il “passaggio di testimone”, il quale, morendo la radice da cui siamo nati, ci investe di una responsabilità grandissima: custodire, per, poi, trasmettere gli insegnamenti, i principi identificativi della famiglia in cui si è cresciuti: La nostra identità !
Principi, o meglio, sentimenti, che nessuna scuola può ”insegnare”; perché derivano dalla trasmissione “genetica , da millenni, madre-figlio.
Allora, il momento del commiato dalla madre è il momento della verità su noi stessi:” Chi veramente siamo ?” .
La risposta, per l’ultima volta, ce la può dare soltanto la mamma.
Basta, per l’ultima volta… guardarla!
Mario Rosario Celotto
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