Contra factum non est argumentum , dicevano i logici antichi. I n effetti è vero, ci sono alcuni fatti ai quali si deve rispondere solo con altri fatti . Non bastano le dichiarazioni di principio, né l'ostinata ricerca di ipotetiche ragioni. In certi momenti della storia , momenti così " affilati " da lasciare cicatrici (R Calasso), la sola proclamazione di valori e di principi , corre il rischio di diventare un astratto esercizio retorico e una inutile esternazione, se non si indica la strada attraverso cui quei valori possono farsi storia e tradursi in scelte concrete e immediate . Anzi, in alcuni casi, le pure dichiarazioni equivalgono solo a un girarsi dall'altra parte . E tuttavia ci sono casi di fronte ai quali non è possibile voltarsi dall'altra parte, se davvero si ha l'obiettivo di affermare l'irrinunciabilità di fondamentali valori umani . I valori insomma non sono istruzioni per l’uso . Sono soprattutto orizzonti possibili. Le str
" L'intelligenza , questa agilità dello spirito atta a far credere che egli ne sappia più di quanto non sa, non fa l'intellettuale". E, allora, chi sono gli intellettuali? Chi merita di esserlo? E quando lo si diventa ? E ancora, chi e perché si sente screditato se gli si dice che lo è? Sono le domande che Maurice Blanchot si pone all'inizio del prezioso saggio La questione degli intellettuali. Abbozzo di una riflessione , Mimesis ed. Credo che una rilettura delle pagine di un pensatore-narratore , solitario e originale, possa essere molto utile oggi, mentre viviamo una crisi che è innanzi tutto crisi culturale. E, allora, che ne è dell'intellettuale, in questo drammatico momento della storia europea e mondiale? Io non sono tra quelli che depongono a cuor leggero la lapide funeraria sugli intellettuali, dichiara Blanchot, perciò è ancora più importante la riflessione e la risposta alle domande fatte sopra. Siamo di fronte a un avvilimento o a u